di Francesco Sogos – la Repubblica.it – Articolo pubblicato su La Repubblica dei Cavalli il 06.06.2023
Nella storia dell’Anglo Arabo Sardo spicca, agli inizi del ’900, la figura di una signora cagliaritana che scelse di lasciare una brillante carriera da artista per dedicarsi con successo all’allevamento di cavalli sportivi
Tona Scano nasce a Cagliari nel 1906 da Mariuccia Pernis e Dionigi Scano, influente architetto cagliaritano del periodo (a lui si deve il progetto dell’Ex Museo Regio, uno dei più prestigiosi spazi espositivi del Museo Archeologico di Cagliari).
Spirito anticonformista lontano dai canoni tradizionali dell’epoca che volevano le ragazze dedite ai lavori di uncinetto e alla cucina, Tona ama guidare la sua auto (è una delle prime donne in Sardegna a prendere la patente) e frequentare gli studi degli amici pittori dimostrando sin da giovane un particolare talento artistico che esprime con una grande capacità nel disegno e un raffinato senso del colore. È inoltre una delle poche donne a praticare con altissimi risultati l’arte dell’incisione. Siamo negli anni ’20 del Novecento, quando la Sardegna esprime alcuni dei suoi artisti più importanti: Filippo Figari, Giuseppe Biasi e Stanis Dessy. Intraprende così la carriera di artista collezionando importanti riconoscimenti nelle diverse esposizioni dell’epoca (oggi una delle sue tele più famose fa parte della collezione del MAN, il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro).
Ma la fine di una breve e complicata vicenda matrimoniale cambia per sempre la sua esistenza. Dopo aver affrontato la separazione, decide di abbandonare i salotti dell’arte per dedicarsi completamente alla sua grande passione: i cavalli.
Inizia a frequentare la scuola di equitazione del maresciallo Paolo Dettori a Cagliari diventando in breve tempo un’amazzone capace di salire sul gradino più alto del podio nei numerosi concorsi di salto ostacoli a cui partecipa.
Risposatasi con l’ingegner Luigi Musio Amat, anche lui appassionato allevatore, sceglie una delle zone più incantevoli della Sardegna meridionale, a poco più di trenta km da Cagliari, per fondare l’allevamento “de Nora” destinato a diventare uno dei più prestigiosi “breed” nella storia del cavallo anglo arabo sardo.
L’azienda agricola si estende per diversi ettari in località Bau Stella (Comune di Pula), con la bella casa padronale immersa nel verde ospitando un allevamento che conta una decina di fattrici, tutte custodi di nobilissime genealogie, accudite con la massima attenzione.
L’organizzazione delle strutture riservate ai cavalli è concepita in modo razionale e confortevole. La competenza acquisita attraverso gli studi attenti delle principali linee di sangue in circolazione (Decor, Mouneya, Galgalo, Fox Trott, Clavelito, Naxos, Destain per citare alcuni tra gli stalloni razzatori più importanti del periodo), unita ad una grande sensibilità e a brillanti intuizioni personali le consentono di mettere le basi di un allevamento che apre, per la prima volta alla commercializzazione del cavallo sardo, la strada verso l’Europa del Nord.
I risultati di questo ammirevole impegno non tardano ad arrivare. In principio sulla sabbia dell’ippodromo di Chilivani (Sassari), dove l’allevamento de Nora fa competere alcuni dei suoi migliori soggetti: il mezzosangue Tenace (Albigeois x Antinea) vince il XXIX Derby sardo mentre Artù de Nora, discendente del grande purosangue Galgalo porta alla vittoria i colori bianco rossi della scuderia Musio Scano al traguardo del II° Gran Premio sardo del 1959.
Terminata la parentesi delle corse al galoppo, “Donna Tona” (così la chiamano affettuosamente negli ambienti ippici) rivolge tutta la sua attenzione verso gli sport equestri, in particolare al salto ostacoli e al concorso completo. Molti prodotti del suo breed si distinguono nelle rassegne di razza dell’Isola e non solo: Nigella de Nora (Villacidro x Valchiria) nel 1969, Parsifal de Nora (Mouneya x Adelasia) nel 1971, Tabù de Nora (Decor x Lucrezia) nel 1975 e Urkan de Nora (Mouneya x Mamizelle) nel 1976, iscrivono i loro nomi nell’albo d’oro del prestigioso Premio Regionale Allevamento mentre Deciso de Nora si laurea campione d’Austria nel 1969 e Gioiosa sale sul podio l’anno successivo.
Sono diversi i soggetti che vanno a formare binomi importanti sotto la sella di cavalieri italiani impegnati nelle più prestigiose competizioni sportive. Aletta de Nora, alle Olimpiadi di Roma nel 1960 è capace di stabilire il record in velocità galoppando a 605 metri al minuto nel percorso di cross della prova di completo.
Diambo (Decor x Ubertosa) montato da Alessandro Argenton, cavaliere azzurro che ha partecipato a 5 Olimpiadi (dal 1960 al 1972) è l’unico cavallo italiano nella squadra nazionale di Completo alle Olimpiadi di Città del Messico (1968). In questa edizione, pesantemente condizionata dal sopraggiungere di un violento uragano tropicale che stravolge i percorsi di gara e costringe i diversi binomi a “nuotare” sugli ostacoli, l’Italia non riesce a bissare il successo delle medaglie d’oro a squadra e individuale dell’Olimpiade precedente. Eppure il piccolo e atletico sauro, figlio del grande Decor, conquista il 16° posto nella classifica della prova individuale, alle spalle dei più blasonati binomi del mondo. Dimostra doti sportive straordinarie durante la prova di steeple-chase e in quella di salto ostacoli che conclude senza penalità, surclassando i compagni di squadra dalle nobili origini straniere.
Tra il 1967 e 1977 alcuni puledri compaiono nella tabella dei piazzamenti dei venti cavalli che hanno vinto il maggior importo di premi in concorso ippico in Italia: Deuzia (1967), Giunco (1971) Preziosa (1977). Non si può dimenticare poi Effendi de Nora, diventato cavallo italiano dell’anno nel 1984 quale vincitore del Premio Nazionale Allevamento e protagonista nei campi di salto ostacoli sotto la sella del Colonnello dei Carabinieri Giancarlo Gutierrez. E infine Esmeralda de Nora arrivata nel 1992 18a nella speciale classifica della FISE che comprende i migliori cinquanta soggetti sia italiani che stranieri in attività agonistica. La scomparsa di Donna Tona, avvenuta nel 2002, segna il tramonto di una vicenda imprenditoriale ‘illuminata’ durata oltre mezzo secolo che ha visto il cavallo allevato in Sardegna diventare protagonista nel panorama sportivo dell’epoca.
di Francesco Sogos – la Repubblica.it – Articolo pubblicato su La Repubblica dei Cavalli il 06.06.2023