http://www.cavallo2000.it/detail/appello_dellanacaad_al_ministro_dellagricoltura-id_13299.htm
ILLUSTRISSIMA Signora, Le linee programmatiche,
dalla S.V. illustrate nei giorni scorsi alle Commissioni Agricoltura di
Camera e Senato riunite, nonché le principali azioni che intende
promuovere e realizzare durante l’importantissimo mandato conferitole,
ci restituiscono un po’ di speranza.
L’analisi della situazione è
chiara, come è altrettanto chiaro che dalle parole e dai buoni propositi
bisogna iniziare a costruire, con grande senso di responsabilità e
abnegazione, nuove piattaforme. E’ però indispensabile uscire
dall’ambiguità e vi è, perciò, la necessità che ognuno degli attori del
settore ippico equestre interpreti il proprio ruolo, rispettando quelli
degli altri; e per di più, chi ha più interessi ne può rappresentare
seriamente solo uno.
Il nostro ruolo, parlo dell’Associazione
Nazionale Allevatori Cavallo Anglo Arabo e Derivati, è in sintesi quello
di tutelare la razza del cavallo Anglo Arabo, la cui versatilità è
conosciuta a livello internazionale e misconosciuta per insensati
interessi di tipo lobbistico in Italia.
E’ risaputo e anche da noi
più volte ripetuto negli ultimi otto anni, che l’allevamento del cavallo
è fatto socio-culturale e, oltre ad essere una passione, è ancora un
evento dell’economia che anima il mercato del lavoro, interessando
largamente diversi settori: agricoltura, artigianato, industria,
attività terziarie.
E’ invece meno conosciuto il fatto che
l’allevamento italiano ha iniziato ad avere problemi seri da quando, con
l’accorpamento degli enti tecnici dell’ippica (JCI, SdSCd’I, ENCAT ed
ENCI), anziché operare secondo lo spirito della legge di riordino
(DECRETO LEGISLATIVO 29 ottobre 1999, n. 449), si è, lentamente ma
inesorabilmente, passati all’applicazione pratica della locuzione latina
“ Mors tua vita mea”. Il risultato è stato devastante, anche perché
quando alla direzione dell’UNIRE/ASSI sono state incaricate persone
qualificate, l’ultimo in ordine di tempo il dottor Francesco Ruffo che
ha dimostrato competenza ed onestà intellettuale, le stesse sono state
esonerate celermente, lasciando vacanze istituzionali deleterie. E’ pure
necessario, quindi, che i rappresentanti delle istituzioni non si
facciano abbindolare e siano equanimi, considerata la gravosità della
situazione che è frutto di dissennate partigianerie e di errori di
metodo.
Se si continua così, l’allevamento italiano, e certamente
non solo quello dell’Anglo Arabo, per essere salvato avrà necessità di
un fenomeno come l’italian sounding del settore alimentare, poiché noi
italiani stiamo perdendo la capacità di salvaguardare le nostre
specificità e per quanto concerne il cavallo sportivo sembriamo votati
all’autodistruzione (si pensi per esempio ai cavalli Persano e
Salernitano).
Non considerare “una particolarità” i cavalli delle
razze PSI, Trottatore, Anglo Arabo, PSA e Sella italiano veramente nati
ed allevati in Italia, significa non avere a cuore gli interessi
nazionali e rinunciare anche ad una Politica di Sviluppo Rurale di ampio
respiro, che ha nell’ippica, negli sport equestri, nel turismo
equestre, nella monta da lavoro e del tempo libero, nell’ippoterapia
etc. la possibilità di una positiva interazione fra territorio, economia
e società. Confidando in un reale e positivo cambiamento, si porgono
cordiali saluti.