Gentile Direttore, ho letto con molta attenzione l’intervento di Attilio D’Alesio e l’ho trovato propositivo verso un ragionamento serio, considerato che oggi si parla di privatizzazione e troppo spesso si pensa di andare a prendere soldi pubblici e utilizzarli per obiettivi che non hanno finalità chiare e trasparenti. Tant’è vero che al momento nel settore ippico il finanziamento pubblico è chiamato sovvenzione e non viene considerato, come invece dovrebbe essere, investimento.
L’ANACAAD ritiene che una riforma capace di una trasformazione seria debba contenere misure ponderate per limitare la burocrazia a quella essenziale e per ridurre al minimo il pericolo della corruzione, nonché dei favoritismi personali.
Anche noi dell’ANACAAD, come Voi del Coordinamento ippodromi e altri rappresentanti di “cose serie”, continueremo a dare il nostro contributo, nella convinzione che per ben deliberare bisogna conoscere.
Per ora, in attesa della necessaria e urgente riforma, dobbiamo impegnarci tutti a non far morire il cavallo, nelle tante specificità che differenziano le diverse razze e nel complesso ne fanno un animale
straordinario.
L’ANACAAD, che difende in particolare il cavallo Anglo Arabo e suoi Derivati, è ancora in attesa che al MiPAAF diventi prontamente attuativo almeno il Decreto relativo alla Commissione Tecnica Centrale dei Libri Genealogici dei Cavalli da Sella italiani, strumento fondamentale per la vita dell’Anglo Arabo (dell’Orientale e del S.I.) e per restituire al “nostro” cavallo la possibilità di poter esprimere nel migliore dei modi le potenzialità insite nel suo patrimonio genetico ultrasecolare, forgiato nel tipico ambiente della Sardegna.
Ribadendo la nostra disponibilità alla collaborazione, saluto cordialmente